Pagina curata da: Lo Presti Maria Giulia, Di Bernardo Michela, Cordaro Alexia, Taibi Martina, Puntarello Noemi pia.

La settimana di Pasqua

La settimana Santa inizia con la domenica delle Palme. Il giovedì Santo i fedeli in tutte le chiese preparano i “Sepolcri”, ponendo fiori e piatti colmi di germogli di grano color giallo pallido che simbolicamente presentano al Signore in atto di omaggio, affinché i contadini ricevano la benedizione e ricavino un buon raccolto. Nel primo pomeriggio del venerdì, viene condotto per le strade del paese Gesù Nazareno. Lungo il percorso che porta nella piazza principale, viene rievocata la Via Crucis. Successivamente le statue della Madonna Addolorata, Maria Maddalena, la Veronica e San Giovanni Apostolo, in processione con le confraternite, si dirigono verso la chiesa del Calvario dove viene rievocata la crocifissione di Gesù Cristo, con sentita e commossa partecipazione di tutti i presenti. Nella tarda serata Gesù viene deposto dalla Croce e adagiato nell'Urna, e con gli altri simulacri viene portato in processione.

La domenica di Pasqua si può assistere a “Lu‘ncuntru” fra Cristo Risorto e la Madonna. Questo avviene sotto gli Archi adornati da ramoscelli di alloro, rosmarino e ulivo, da cui pendono le “cuddure”, forme di pane rivestite di zucchero fuso e “diavulicchi”, circondate da tante arance che creano un grande effetto cromatico.


ARCHI DI PASQUA

Gli Archi di Pasqua,  sei o sette, distribuiti in prossimità di altrettante chiese, sono realizzati in strutture di legno che prevedono soltanto un rivestimento vegetale con rami di alloro, rosmarino e ulivo. Nella parte superiore si appendono ciambelle di pane, chiamate “cuddure”, che si distribuiscono ai fedeli dopo il giro degli “Incontri”, e relativi inchini del Cristo e della Madonna sotto ciascun arco. Gli Archi, che ricordano riti propiziatori pagani delle feste di primavera, esprimono in forme trionfali la vittoria della vita sulla morte. Subito dopo l'ultimo “Incontro” si odono in lontananza i suoni dei tamburi che scandiscono i ritmi della Festa della Santa Croce. Iniziano così i preparativi per la Sagra del Tataratà, aspetto folcloristico che coesiste da sempre con quello religioso della festa dedicata al simbolo cristiano più importante: La Croce.


la festa di san giuseppe

La  tradizione della festa di San Giuseppe a Casteltermini ha origini molto antiche. Essa consiste nel voto fatto da parte di alcune famiglie, che per grazia ricevuta dal Santo, imbandiscono il giorno di San Giuseppe, il 19 marzo, nella loro casa un altare pieno di cibo caratteristico come frutta, pane avente la forma della Trinità o del bastone di San Giuseppe,  dolci tipici come “la pignolata” e le “Spinci”, fritture di verdure e tante altre delizie. Al centro dell’altare viene posta la statua o un quadro del Santo. La  famiglia che ha fatto il voto poi,  offre tutto questo cibo ai “vicchiariddi” cioè a delle famiglie e persone bisognose , invitandole a mangiare a casa loro. Caratteristico della festa di San Giuseppe è il rosario cantato in dialetto siciliano che si canta durante la novena che precede il giorno della festa.


san vincenzo

San Vincenzo è il patrono di Casteltermini e ha uno stretto legame familiare con il fondatore del nostro paese: il barone Gian Vincenzo Maria Termini e Ferreri, che lo scelse come protettore di Casteltermini.  Si festeggia  liturgicamente  il 5 aprile, data di fondazione del paese, giorno in cui viene concelebrata una Santa Messa da tutti i sacerdoti locali insieme  alle autorità civili e militari. I festeggiamenti esterni, invece, si svolgono nel mese di agosto, intorno alla prima domenica. Nell’occasione vengono organizzate delle manifestazioni collaterali in onore del santo.

 


san calogero

I festeggiamenti in onore di San Calogero Eremita si svolgono a Casteltermini (AG) la quarta domenica di agosto di ogni anno, già un mese prima il tradizionale rullio di tamburi annuncia la preparazione alla festa e l’inizio del mese in onore del santo, durante il quale si svolgono in Chiesa Madre ogni giorno celebrazioni liturgiche e viene recitato il tradizionale Rosario di San Calogero. Il forte sentimento religioso ed il fervore della tradizione popolare portano i fedeli a recarsi in pellegrinaggio, recitando il Rosario di San Calogero, a piedi scalzi all’altare dedicato a San Calogero che si trova nella Chiesa Madre, per ringraziare il Santo per la grazia ricevuta. Il Parroco, inoltre, durante il mese impartisce la benedizione a particolari forme di pane, recate in Chiesa dai fedeli, che raffigurano le parti del corpo beneficiati dal Santo o delle quali si chiede il miracolo; altre forme tipiche di pane che vengono benedette raffigurano un bambino: il cosiddetto “picciliddru”. Molte sono le manifestazioni collaterali socio-ricreative che il comitato organizza tra tutte la   “sagra della pasta di san Calogero”.  La prima edizione della sagra della Pasta venne effettuata nel 1995 ed è stata voluta dal comitato per valorizzare la tradizione che vuole che, durante il pellegrinaggio della domenica, al passaggio del simulacro del Santo, i fedeli preparano questo tipo di pasta (spaghetti col sugo di melanzane) che, dopo essere stata benedetta, la distribuiscono alle persone che in devoto pellegrinaggio accompagnano la statua del Santo per le vie del paese fino al sagrato della Chiesa Madre, dove, con la benedizione, la distribuzione dell’uva che è stata raccolta durante il pellegrinaggio si concludono i solenni festeggiamenti in onore di San Calogero Eremita a Casteltermini.

 


l'immacolata

La  devozione dei Castelterminesi per L’immacolata Concezione è forte al punto che i festeggiamenti in Suo onore iniziano ben 12 giorni prima.  Infatti la Dodicina che precede l’8 dicembre si svolge in Chiesa Madre con la recita dello Stellario alla Madonna e con canti ad essa dedicati. Poi a partire dal 1° dicembre inizia il giro della piccola statua dell’Immacolata per tutti i quartieri del paese dove ad attenderla ci sono dei falò chiamati comunemente “Pagliara” anticamente utilizzati per illuminare la strada al passaggio della Madonna e oggi invece si continuano a fare per tradizione. Già dalla fine di novembre molti ragazzi presi dall’entusiasmo iniziano a raccogliere rami e legna di qualsiasi tipo per riuscire a fare al meglio i falò, superandosi in grandezza e anche bellezza. Alcuni aggiungono  il cosiddetto ”Pupu di Cirasedda ” posto sopra il falò. Anticamente questi falò si ricoprivano di paglia (pagliara appunto) per facilitarne l’accensione, oggi invece vengono utilizzati rami di ulivo cosparsi di combustibili per facilitarne l’accensione scatenando un forte boato e l’applauso dei presenti e dei numerosi devoti che come un fiume portano  la statuetta della Madonnina per le vie della città ogni sera dopo la novena. Giorno 8 poi, il comitato, la sera stessa del rientro della statua dell’Immacolata in chiesa, offre una degustazione a base di Sfinge alla comunità, come da tradizione, e alla fine accenderà l’ultimo falò in piazza duomo, per chiudere i festeggiamenti.